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Raccontare i royals al tempi di una «pestilenzia»

  • Immagine del redattore: Martina
    Martina
  • 13 mar 2020
  • Tempo di lettura: 2 min

Quattro ragazze dai natali plebei e una passione che le unisce nonostante la distanza: quella per le famiglie reali – del passato, del presente, del futuro e pure di tutti gli universi alternativi e paralleli immaginabili

Maurice-Quentin de La Tour (Saint-Quentin, 1704-Saint–Quentin, 1788), Ritratto in piedi della Marchesa di Pompadour, 1748-55. Pastello e gouache su carta, 177 x 130 cm, Parigi, Musée du Louvre. Dettaglio.


Benvenuti nel nostro blog, un angolo di ciberspazio dove noi quattro ragazze dai natali plebei – Martina, Angelica, Giulia e Lucia – desideriamo condividere con voi, i nostri baldi lettori e le nostre intrepide lettrici, pillole di storia, gossip, arte e diritto che trovano il loro filo conduttore nella passione che ci unisce, quella per le famiglie reali – del passato, del presente, del futuro e pure di tutti gli universi alternativi e paralleli immaginabili.


L'occasione di scrittura sembra essere scaturita dalla penna di Giovanni Boccaccio: ritrovandoci bloccate in casa, ognuna in un angolo del mondo diverso, durante una pandemia, abbiamo deciso di dare forma a un nostro desiderio di lunga data: improvvisarci «oneste narratrici», quali lo erano le «graziose donne» della brigata boccacciana, e scrivere di reali, indagandone ogni aspetto interessante, in un blog dedicato, attraverso il quale condividere la nostra passione e il nostro entusiasmo con i nostri lettori e le nostre lettrici, per far sì che possano godere di un poco di felice e spensierata distrazione – o almeno lo speriamo – in un momento difficile.


Perché raccontare i royals ai tempi della «pestilenzia»?


«Ma qualcuno l’avrà pure ragguagliata, Maestà?»

«Certamente» disse la regina. «Ma ragguagliare non è leggere. Anzi, è l’esatto contrario. Il ragguaglio è succinto, concreto e pertinente. La lettura è disordinata, dispersiva, sempre invitante. Il ragguaglio esaurisce la questione, la lettura la apre».

«Se mi consente, sarebbe il caso di tornare alla visita al calzaturificio, Maestà» disse Sir Kevin.

«La prossima volta» tagliò corto la regina. «Dove ho messo il mio libro?»

– Alan Bennett, La sovrana lettrice, Milano, Adelphi, 2011.



L'istinto di raccontare storie è intrinseco alla natura umana. Già gli antichi lo sapevano, quando affidavano la memoria collettiva ai canti degli aedi: il potere della narrazione è multiforme, perché diletta e informa, crea e preserva, testimonia e altera. La natura della parola, ci insegna il Boccaccio secoli più tardi, è salvifica: anche nelle condizioni più estreme – quelle della «mortifera pestilenza» del 1348, descritta dal Boccaccio nelle pagine introduttive del suo Decameron con fulgida e brutale precisione, testamento vivido del senso di sbigottimento che pervade l'autore – la parola ci permette di ricostruire e ricostruirci.


Noi non siamo Giovanni Boccaccio, e nemmeno le novellatrici della sua «onesta brigata». E di sicuro questo blog non è un novello Decameron. Eppure qualcosa in comune con lo scrittore di Certaldo noi lo abbiamo: intendiamo impiegare la scrittura e la narrazione per dare una struttura alle nostre vite e per ricostruire una quotidianità da condividere attraverso le nostre pubblicazioni, creando così – e questo è sicuramente ambizioso – un senso di comunità, anche, speriamo, tra chi ci leggerà. E speriamo di farlo portando allegria, stimolando la curiosità, invitando i lettori a immergersi in luoghi inesplorati.


Martina, Angelica, Giulia e Lucia

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